🎩 L’ultima magia di Luis Alberto

La Lazio saluta Luis Alberto, che opta per la rescissione di contratto e chiude così una lunga storia d'amore. Mentre lo spagnolo saluta i tifosi - "Vi avrò sempre nel cuore" - la sua decisione appare figlia di un ultimo periodo in cui più di qualcosa ha lasciato a desiderare nel rapporto con la società

Luca Vano
5 Minuti di lettura

Seguici sui nostri canali

“Casomai non dovessimo rivederci buon pomeriggio, buonasera e buonanotte”. Non sono queste le esatte parole che Luis Alberto ha pronunciato al termine di Lazio-Salernitana, ma il Mago biancoceleste ha deciso di defilarsi dagli occhi indiscreti di chi, ultimamente, aveva puntato troppe telecamere su di lui. Lo spagnolo pone fine così al suo personalissimo Truman Show, pompato da una stagione non esaltante e dall’insofferenza verso le voci di un rapporto teso con Lotito, Sarri e l’ambiente capitolino.

Che siano veritiere o meno poco importa, visto che il 10 nel post-gara non avrebbe potuto essere più diretto di così: “Non voglio più un euro dalla Lazio”. Concludendo poi il discorso: “Giusto che i soldi destinati a me vadano a qualcun altro, ho chiesto la rescissione al club”. Doccia fredda per molti ma non per tutti, in piena wave di quest’anno in cui molti tecnici, da Xavi a Klopp, hanno annunciato anticipatamente il proprio addio alla causa. Luis, che per visione di gioco l’allenatore lo fa in campo da anni, non ha potuto essere da meno.

Luis Alberto, Lazio
Luis Alberto, Lazio @Twitter

Il nuovo Luis Alberto

Eppure il fattore ambientale è quello che più di tutti ne esce minato da una decisione del genere, poiché quello che per un presidente è un dipendente o per un tecnico una risorsa, per i tifosi è stato arte in movimento e il legame instaurato era ultimamente divenuto quello tra padre e figlio adolescente. Problematico, spesso scostante, ma determinato da un amore che Luis Alberto si è guadagnato entrando a Formello in punta di piedi e regalando emozioni con gli stessi strumenti.

Fotografia di una stagione non esaltante è la Champions League, in cui il livello delle prestazioni della Lazio – tra gironi e andata degli ottavi con il Bayern – è lievitato rispetto a quanto mostrato in campionato. Non è casuale che il livello del fantasista spagnolo si sia innalzato proporzionalmente al livello dell’avversario. Emblematica è la lucidità e il pensiero di pescare Provedel all’ultimo istante del match interno con l’Atletico, regalando un gol storico al portiere e un’ulteriore dimostrazione di come, a livello di pensiero calcistico, come il Mago non ne esistano moltissimi.

Il gol di Provedel su assist di Luis Alberto

Questione di stimoli

Riavvolgendo il nastro non eccessivamente a lungo, basta guardare ai tabellini della Serie A in corso: per Luis Alberto si registrano 4 gol, 3 dei quali contro Napoli, Juventus e Fiorentina. Lapalissiano come, al netto di una continuità di utilizzo piuttosto spezzettata, il coniglio esca dal cilindro quando il gioco si fa duro e i giri del motore si abbassano spesso e volentieri contro avversari di medio-bassa classifica.

Tempi lontani quelli del cannibale Alberto, che dopo l’ambientamento in maglia Lazio ha sprigionato magie e fantasie collezionando perle indipendentemente dall’avversario. Ed è per questo che, con una forbice così ampia tra passato e presente, si è creato lo spazio per inserire rumors e sprigionare il malcontento nel corso degli anni. E degli ultimi mesi, in particolar modo. Che sia davanti ai microfoni o in live sui social, infatti, lo spagnolo non ha mai brillato per diplomazia e mezzi termini.

Luis Alberto (Lazio) @livephotosport
Luis Alberto (Lazio) @livephotosport

Ritorno a casa?

Dall’attacco a Lotito sulla questione aereo sembra infatti trascorsa un’eternità, ma oggi a carte scoperte ci accorgiamo che si trattava soltanto di una tappa di un Tour ben più grande. L’intensità con cui Luis Alberto si è legato all’ambiente Lazio non ha vissuto di correnti alternate, ma è somigliata più di ogni altra cosa alla fiamma di una candela. Bellissima all’inizio, resistente e perfetta nel suo massimo splendore, inevitabilmente letale per la cera man mano che la fine si avvicinava.

In questo caso, con la madre Spagna che chiama per un possibile ritorno in Liga, la sensazione è che la decisione presa sia la più corretta per se stesso, meno per un club che ne avrebbe potuto monetizzare la cessione come sigillo di una storia d’amore. Sentimento che, però, a questo punto riguarda solo la maglia e non chi c’è dietro la scrivania. Sintomo di una rottura arrivata ad effetto, in anticipo: come un’ultima magia.