“Un capitano”, la storia di Francesco Totti: icona di Roma e del romanismo

Redazione
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“Roma è mamma, lo sappiamo tutti”. Queste le parole di Francesco Totti, riportate da Paolo Condò nell’introduzione di Un capitano. Ancor prima di iniziare il volume si legge quanto sia intenso dunque il rapporto tra l’ex attaccante giallorosso e la sua città, Roma, dalla quale non si è mai voluto allontanare neanche con il pensiero. Il suo sogno da bambino era quello di voler vestire la maglia giallorossa, sogno che non solo si è avverato, ma si è sviluppato ogni oltre aspettativa. Totti racconta, attraverso la penna di un giornalista con la G maiuscola come Condò, la sua storia, dentro e fuori dal campo, e la sua passione verso Roma, città e squadra.

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Un Capitano, il libro di Francesco Totti
Un Capitano, il libro di Francesco Totti

Infanzia da predestinato

Francesco nasce a Roma il 27 settembre 1976, nel quartiere di Porta Metronia. La sua infanzia è speciale: si intuisce che lui non è come gli altri. A tal proposito, Totti fa riferimento in un capitolo del suo libro ad un episodio alquanto singolare ma, allo stesso tempo, simbolico. Racconta infatti di quando all’età di sei anni si trova nella sala Nervi insieme a sua madre e riceve da Papa Giovanni Paolo II prima una carezza sui capelli, poi, il Papa, che nel frattempo ha percorso qualche metro, si volta e torna sul bambino biondo che ha appena accarezzato, dandogli un bacio sulla fronte. Quando Totti racconta quest’episodio dice chiaramente che non c’è alcun collegamento con ciò che accadrà dopo nella sua vita, però gli piace comunque raccontare questa suggestiva storia.

Dopo essersi fatto notare, la Lodigiani, terza squadra di Roma per importanza, lo accoglie a braccia aperte. Questo è l’inizio della sua carriera da calciatore perché, grazie ai suoi numeri, il nome di Totti passa anche sulla bocca dei club più importanti. Il primo club a bussare a casa Totti in via Vetulonia è il Milan, e si presenta Ariedo Braida in persona. Sappiamo tutti quale sarà la risposta della famiglia, che nell’88 non vuole lasciar andare il proprio figlio, appena 14enne, fuori da Roma. L’estate successiva Francesco ha moltissime richieste dai club più importanti di Serie A, tra questi ci sono anche le due squadre della città: Roma e Lazio. Il rischio che Francesco vada a vestire la maglia biancoceleste è alto, non perché lui abbia dei dubbi, il suo cuore è sempre stato giallorosso, ma la madre da bambina era tifosa della Lazio e sorgono alcuni dubbi. Alla fine, riesce comunque a convincersi e inizia così dunque la lunga avventura di Totti con la Roma.

L’esordio in A e la prima prova di forza

L’esordio in Serie A di Francesco Totti è piuttosto rocambolesco: al termine del primo tempo della sfida tra la primavera della Roma e quella dell’Ascoli, viene fermato da un dirigente che gli comunica che farà parte della spedizione per Brescia con la prima squadra, all’epoca allenata da Vujadin Boskov. La partita viene indirizzata sin da subito, così, sullo 0-2 per i giallorossi, il tecnico dà spazio al giovanissimo Totti, sedicenne, all’87’. Nessuno sa in quell’esatto momento che Francesco diventerà un punto di riferimento della Roma nei prossimi anni e uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi.

Francesco Totti, ex capitano della Roma
Francesco Totti, ex capitano della Roma

Un anno dopo, a dirla la verità, qualcuno intuisce il suo potenziale fuori dal comune: è il caso di Carlo Mazzone che, essendo a conoscenza della trattativa tra Roma e Sampdoria per il prestito di Totti e le idee che turbano Francesco in quel periodo, lo chiama implorandolo di restare a Roma perché questo è il suo futuro. L’attaccante in quel momento pensa che se dovesse partire, anche solamente in prestito, non farà più ritorno nella capitale. Alla fine una serie di circostanze fa in modo che Totti resti alla Roma, scacciando via tutte quelle ipotesi che lasciamo volontieri perdersi nel nulla. Questa infatti è la prima prova di forza di Francesco, tentato da altri club, la prima dimostrazione di amore verso la sua Roma. Ne arriveranno altre.

Il tanto atteso scudetto

Gli anni con Zeman manifestano una crescita dal punto di vista fisico e mentale. Poco per volta Totti si guadagna anche sempre più responsabilità finché Aldair, il 31 ottobre del ’98 dopo una partita di Coppa Italia contro l’Atalanta, gli attribuisce la fascia da capitano. Per la stagione successiva, quella 1999-00, Fabio Capello prende il posto di Zeman sulla panchina della Roma. L’obiettivo dei giallorossi è chiaramente quello di fare il salto di qualità grazie ad un allenatore che aveva già vinto e dominato in lungo e in largo con il Milan. Quella stagione però non va secondo le aspettative, complice anche un infortunio che impedisce a Totti di essere presente a tutte le partite. La prima Roma di Capello chiude la stagione al sesto posto in Serie A, con i rivali della Lazio campioni d’Italia.

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Nell’estate del 2000 arrivano dei rinforzi dal calciomercato: arrivano Gabriel Batistuta e Vincenzo Montella. La stagione inizia benissimo, con la Roma che si aggiudica anche il titolo di campione d’inverno. Uno dei racconti più belli di Un capitano è sicuramente l’episodio che riguarda la trasferta a Napoli per la penultima giornata di campionato. In caso di vittoria, la Roma sarebbe campione d’Italia. Il problema è che nell’hotel dove alloggiano i giallorossi c’è anche un matrimonio. Inevitabilmente la notizia gira fra gli invitati per la cerimonia che vanno subito a chiacchierare con i calciatori e c’è il rischio di perdere la concentrazione in vista della partita decisiva dell’indomani. Durante la notte, Capello entra di soprassalto nella camera dove Totti sta dormendo, convinto del fatto che ci siano delle ragazze. Il capitano resta scioccato dalla situazione perché il tecnico mette a soqquadro la stanza pur di trovare una prova ma niente. Questo episodio indica i livelli di tensione che circondano chi si sta giocando qualcosa di tanto importante. La partita contro i partenopei dell’indomani finisce in pareggio e la festa della Roma rinviata. La partita dell’Olimpico contro il Parma è sulla carta abbordabile perché i crociati hanno già raggiunto la qualificazione per la prossima Champions League. La vittoria arriva in modo netto: 3-0 e la Roma è campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. Totti, in Un capitano, sottolinea come in città sia un’estate di festeggiamenti. A Roma la vittoria di un titolo è particolarmente sentita, viene vissuta in maniera differente rispetto ai titoli vinti in altri club.

Lo storico scudetto della Roma
Lo storico scudetto della Roma

Oltre il campo: i rapporti nella vita privata

Oltre agli episodi sul campo, Un capitano fornisce anche una visione sulla vita privata del 10 giallorosso. Nell’estate del 2001 arriva quello che Totti ritiene essere il calciatore più forte con cui abbia mai giocato, Antonio Cassano. I rapporti con l’attaccante barese sono subito ottimi: lui e il romano stringono un’amicizia che porta Totti ad ospitare a casa propria Antonio per un primo periodo. I due sono quasi come fratelli. Vivendo nella stessa casa, Cassano è inevitabilmente il migliore amico di Francesco, fino ad alla rottura, causata da un malinteso. Antonio è convinto che la donna delle pulizie che lavora in casa Totti abbia preso il suo assegno ma tutta la famiglia ribatte, riponendo assoluta fiducia in lei. Così Antonio va via da casa Totti e i due non si parlano neanche a Trigoria per gli allenamenti anche se il feeling in campo resta. Cassano ritroverà l’assegnoun paio di giorni dopo in macchina, andandosi poi a scusare con il capitano. Antonio però, a detta di Francesco, resterà un personaggio troppo altalenante, famoso infatti per le sue cassanate.

Chi invece entra nella sua vita senza uscirne più sarà la sua futura moglie, Ilary Blasi. Francesco la incrocia per la prima volta in tv e se ne dice subito interessato. Così, attraverso un giro di chiamate, riesce ad ottenere il numero della sorella di Ilary, che le prepara un appuntamento. Inizialmente il rapporto è difficile, dato che lei lavora a Milano. Tuttavia Francesco riesce a farle avere un biglietto per il derby del 10 marzo 2002, vinto 4-1 dai giallorossi anche con un gol di Totti che esulterà con una maglietta con scritto “6 unica!” rivolgendosi verso la tribuna Monte Mario, dove siede lei. Al termine della partita Francesco dirà che la dedica era per la Curva Sud, cuore di Roma, ma i giornalisti si straniscono visto che lui si è rivolto verso la tribuna. I due si sposano nel giugno del 2005 e avranno tre figli.

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Totti a Montecarlo per il compleanno della moglie

Seconda prova d’amore: solo la Roma

Nei primi anni del 2000 Totti è in grandissima forma e la vittoria dello scudetto con la Roma non fa altro che rendere ancora più imponente sulla bocca dei vari club europei. Su tutti il Real Madrid, che chiede al presidente Sensi cosa sia necessario per portare al Santiago Bernabeu il capitano giallorosso. Florentino Perez riceve un no secco, ma questa è soltanto il primo dei due tentativi che i blancos faranno per Totti.

Nell’estate del 2005 il Real Madrid torna a farsi vivo, andando direttamente al sodo. La Roma non ha più la solidità finanziaria che la contraddistingueva in precedenza e adesso, di fronte ad un’offerta di livello, potrebbe dare il via libera all’operazione. Il contratto offerto a Totti è un ottimo riassunto della situazione: 12 milioni di euro a stagione e circa 15 ricavati dai diritti d’immagine, una follia rispetto a quello che guadagna alla Roma, 5,8 milioni a stagione. Dopo un accenno di dubbio però, Francesco decide di rifiutare l’offerta dei blancos. Roma è casa sua e non si vede in un altro luogo se non lì con la maglia giallorossa indosso.

La Nazionale: il cucchiaio, l’infortunio e il mondiale

Chi non si ricorda quell’Olanda-Italia del 2000? Chiunque avrà visto almeno dei video, rendendosi conto dell’impresa condotta dagli azzurri in un ambiente tanto ostico come poteva essere l’Amsterdam Arena. Andiamo subito in inferiorità numerica e sembriamo non avere alcuna forza per reagire ma, come dice lo stesso Totti, è vero che noi italiani mettiamo quel qualcosa in più nei momenti di difficoltà. La difesa regge fino ai calci di rigore, dove ci giochiamo l’accesso per la finale. È in questa occasione che Totti dice la celebre frase “Mo’ je faccio er cucchiaio”, andando a sfidare l’imponente Van der Saar. Rigore eseguito alla perfezione, passaggio del turno ma perdiamo poi in finale contro la Francia al golden gol.

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Nel febbraio del 2006 invece, a pochi mesi dal mondiale in Germania, Totti si rompe il perone e il legamento del collo del piede. Un disastro totale visto che in media il recupero da questo genere di infortunio richiede almeno sei mesi e il mondiale si giocherà fra quattro. Nonostante ciò, Lippi sa che il capitano della Roma è un giocatore troppo importante per essere lasciato a casa in estate. Così convince Francesco che il recupero è possibile e alla fine riuscirà a prendere parte della spedizione azzurra. Spedizione che, come ben sappiamo, ci ha coronati campioni del mondo battendo i padroni di casa in semifinale a Dortmund e prendendoci la rivincita sulla Francia.

Francesco Totti con l'Italia
Francesco Totti con l’Italia

Da Spalletti a Spalletti: arriva il ritiro

La prima parentesi di Spalletti sulla panchina della Roma è un’esperienza decisamente positiva per Totti, che però a causa dell’infortunio è costretto a finire la propria stagione a febbraio, come detto sopra. Luciano Spalletti viene dall’Udinese, dove ha dimostrato saper mettere in campo una squadra con le giuste misure in campo e che realizza anche un ottimo gioco, portando anche ad ottimi risultati. L’avventura di Spalletti con la Roma si chiuderà in maniera strana: i primi litigi tra lui e Totti risalgono proprio a quel periodo, a causa di una giocata a carte che fa infuriare il tecnico toscano. Tuttavia, al momento dei saluti, i due sembrano riappacificarsi.

Dopo una serie di risultati positivi, ottenuti con Claudio Ranieri e con Rudi Garcia, la Roma vuole fare un nuovo salto di qualità per poter lottare per lo scudetto. La dirigenza richiama Luciano Spalletti a metà della stagione 2015-2016 e si nota subito che il rapporto con Totti è particolarmente freddo. Francesco gioca sempre meno, fino a giocare tre-quattro minuti a partita. In un periodo così difficile non mancano i litigi tra i due, ma Totti resta comunque a disposizione della squadra. Al termine della stagione successiva, 2016-2017, Francesco decide di ritirarsi dal calcio giocato. Nell’ultima giornata di campionato contro il Genoa, l’Olimpico è pieno. Alla fine della partita si assiste alla cerimonia di addio di uno dei più grandi calciatori di sempre, una delle ultime bandiere del calcio. La cerimonia stessa dimostra quanto il popolo romano sia legato al proprio capitano.

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Francesco Totti e famiglia
Cerimonia di addio Francesco Totti

Amore folle, assoluto, esagerato

“Che cosa devi fare per essere degno di un amore così folle, così assoluto, così esagerato?”. È questa la domanda che Francesco si pone più volte nel corso di Un capitano. La città di Roma ha dato a Francesco fama, successi, gloria; il popolo romanista ha profondamente amato il suo capitano, in ogni minuto della sua vita, in ogni strada della città. Un amore così profondo ha poche spiegazioni, che probabilmente risalgono al suo essere romano e romanista, cittadino della città più bella del mondo e giocatore della squadra che la rappresenta. Impossibile pensare a Francesco senza collegarsi alla Roma, com’è impossibile parlare di Roma senza far riferimento al suo ex capitano, che ex non sarà mai. In poche parole, Francesco Totti è diventato un idolo di un modo di essere, icona, appunto, di Roma e del romanismo. Intramontabile.

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