Roma, da Giannini a Totti: la storia dei numeri 10 giallorossi

Andiamo a ricordare insieme alcuni dei più importanti numeri 10 della Roma a partire da Giannini fino ad arrivare a Totti

Lorenzo Gulino
13 Minuti di lettura
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La numero 10, una maglia che in pochissimi calciatori possono indossare. Una casacca che richiede classe, qualità, visione di gioco, ma soprattutto una spiccata intelligenza. Passano gli anni, cambiano i giocatori, ma non il modo di intendere questa maglietta, cioè di un trequartista in grado di fare la differenza con le sue giocate da fuoriclasse. Ad oggi nella Roma di José Mourinho nessuno è riuscito ad essere tanto meritevole e dotato tecnicamente da poter prendere l’eredità di Francesco Totti. Per il popolo romano e romanista, la 10 è un qualcosa di sacro e di inarrivabile. Metterla sulle spalle di un calciatore significherebbe esporre chi la indossa a continue critiche e continui paragoni con il Pupone. Allo stesso tempo però, sfatare il mito potrebbe essere una grande occasione per far sognare chi aspira a seguire le orme dell’eterno capitano giallorosso. Adesso andiamo a vedere quelli che sono alcuni dei numeri 10 più importanti nella storia del club capitolino.

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Fabio Capello, il leader qualitativo

Fabio Capello è stato un grande punto di riferimento per tutte le squadre in cui ha giocato. Calciatore dai piedi raffinati, con una spiccata propensione al gol e che ha sempre fatto del suo carattere un’arma in più, da mettere a disposizione della squadra. Inizia la sua carriera alla Spal dove, ispirandosi alle leggende della Roma, dopo aver fatto tutte le giovanili, esplode definitivamente realizzando 3 gol in 49 partite. Nel 1967 fa il suo approdo nella Capitale, ma la prima annata con la maglia giallorossa è tutt’altro che fortunata: i problemi accusati a Ferrara continuano a farsi sentire e lo tengono lontano dal campo a lungo.

Nella stagione successiva però, nonostante l’ottavo posto in campionato, i giallorossi alzano la Coppa Italia e l’antifona in casa Roma cambia. Periodo non semplice per la tifoseria romanista che, dopo un altro piazzamento deludente, vede vendersi i suoi gioielli tra i quali lo stesso Capello. Fabio nella storia della squadra capitolina ha rappresentato il giocatore giusto, ma al momento sbagliato, dove non tutti sono stati all’altezza della maglia.

Carlo Ancelotti, un pezzo di storia e trofei

Ancelotti
Ancelotti

Conosciuto per le sue grandi doti e per le tante vittorie da allenatore, Ancelotti è stato anche un grande calciatore. Potente fisicamente e dotato tecnicamente, Carlo parte da attaccante per poi passare al ruolo di trequartista e quindi di numero 10 a tutti gli effetti. All’età di 16 anni indossa la maglia del Parma, fino al 1679, quando un certo Nils Liedholm decide di volere a tutti i costi il giovane ragazzo. Dino Viola, allora presidente della Roma, accontenta la richiesta del Barone portandolo in giallorosso. Con Carletto inizia un pezzo di storia della società capitolina che, con lui in campo, conquista 4 Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984, 1985-1986) e lo scudetto nel 1982-1983. Grande rimpianto, da uomo che nella città eterna ha lasciato un pezzo di cuore, è stato il non poter prendere parte alla finale di Coppa dei Campioni persa contro il Liverpool ai calci di rigore. Un’occasione che, però, ha potuto rivivere negli anni successivi con indosso la maglia del Milan, ma che non potrà mai più provare con il calore e la spinta della Curva Sud giallorossa.

Giuseppe Giannini, il Principe di Roma

Un giocatore che ha passato ben 15 anni della sua carriera con la maglia della lupa, diventando simbolo e capitano della Roma: Giuseppe Giannini. Pura eleganza nei movimenti e artista nel dettare il gioco con i piedi, nasce nel quartiere Trieste. L’esordio con la maglia giallorossa arriva nella stagione 1981-1982, ma diventa un punto fermo della formazione capitolina con l’avvento di Sven-Goran Eriksson in panchina. Un calciatore che, oltre per le sue doti tecniche, è diventato un vero e proprio punto di riferimento come persona all’interno dello spogliatoio. Il suo profilo venne fuori soprattutto con la gestione di Carlo Mazzone, romano e romanista doc, che del Principe ne ha esaltato il modo di giocare.

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Giuseppe-Giannini-Roma
Giuseppe-Giannini-Roma

L’addio di Giannini arriva nel 1996, quando in panchina c’è Carlos Bianchi. Il tecnico argentino infatti, è ricordato nella città eterna per essere il colpevole della cessione del Principe e per il tentativo, non riuscito, di cacciare Francesco Totti, futuro capitano e stella. Conclude la sua esperienza con la maglia giallorossa con 318 presenze e 49 reti, vincendo però, solo 3 Coppe Italia (1983-1984, 1985-1986, 1990-1991). Una storia d’amore, quella tra il numero 10 e la sua città, da incorniciare e che verrà sempre ricordata da chi l’ha vissuta.

Francesco Totti, l’eterno capitano della Roma

Inizia a Porta Metronia la storia di un ragazzo che tira i suoi primi calci ad un pallone, con la maglia della Fortitudo, all’età di 7 anni. Il libro di una leggenda che del calcio e della Roma ne ha scritto una favola: Francesco Totti. Nonostante il suo essere bambino tutti mettono gli occhi su di lui, lo stesso Braida tenta di portarlo con sé al Milan, ma senza successo. Decisione molto sofferta, ma il traguardo da raggiungere del futuro capitano giallorosso è sempre stato limpido nella sua testa: vestire i colori della sua città. Siamo nel 1989 quando la Lodigiani arriva ad un accordo con la Lazio per il cartellino del giovane Francesco, ma all’improvviso la tanto sperata Roma si intromette. Da quel momento ha inizio la grande e infinita storia d’amore tra Francesco Totti e il club giallorosso.

Esordio Francesco Totti, Roma
Esordio Francesco Totti, Roma

L’esordio del giovane Francesco con la maglia della Roma arriva alla tenera età di 16 anni, quando, sulla panchina giallorossa siede un certo Vujadin Boskov. La prima da titolare però, Totti la gioca sotto la guida di Mazzone, grande mentore per il futuro capitano della squadra capitolina, che cerca di proteggerlo dalle chiacchiere fuori dal campo. Lo stesso Sor Magara, che nota subito le qualità del ragazzo, lo definisce come un talento purissimo. Dopo l’annata 1994-1995, passata all’ombra di due grandi come Abel Balbo e Daniel Fonseca, conquista la titolarità assoluta.

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Totti, il dissidio con Bianchi e l’avvento di Zeman

La stagione successiva vede l’approdo sulla panchina della della lupa di Bianchi, allenatore che non ha lasciato un bel ricordo di lui nella città eterna. Il tecnico argentino infatti, considera inadatto Totti per il gioco della squadra e comincia a muoversi per portare alla sua corte Litmanen. In una situazione che vede ormai Francesco fuori dai giochi interviene il Presidente della Roma, Franco Sensi, che non vuole lasciar andar via il suo giovane gioiellino. Nasce così una lite furibonda dove Carlos sbotta: “Scegli me o Totti” e la risposta ferma dell’allora patron del club giallorosso non esita ad arrivare: “Io scelgo Totti”. Lo stesso calciatore alcuni anni dopo riconoscerà ciò: “Sono qui grazie a lui e se non me ne sono mai andato, oltre che per il tifo, è anche per lui. La famiglia Sensi mi ha sempre trattato come un figlio”. Un figlio adottivo che, però, dopo questo episodio sta per diventare un pezzo di storia del calcio senza rendersene conto.

Roma, da Giannini a Totti: la storia dei numeri 10 giallorossi
Franco Sensi, Francesco Totti e Fabio Capello

Dopo una stagione conclusa con Liedholm in panchina, arriva Zdenek Zeman ed è proprio con lui che Totti ha una crescita calcistica esponenziale. I duri allenamenti e le tattiche dell’allenatore boemo fanno migliorare Francesco sia dal punto di vista fisico, sia dal modo di muoversi in campo. La più grande soddisfazione per il Pupone arriva con l’assegnazione della maglia numero 10, in precedenza indossata da Giannini, grande esempio di uomo e calciatore. L’annata della consacrazione definitiva è, però, quella del 1998 dove riceve la fascia di capitano da Aldair e realizza 16 gol in 42 partite giocate.

Francesco Totti e l’era di Fabio Capello

Nel 1999 a sostituire Zeman arriva un profilo che la città e il tifo della Capitale lo conosce molto bene: Fabio Capello. L’obiettivo del tecnico friulano è chiaro fin da subito: costruire una squadra in grado di vincere attorno alla figura di Totti. Nella stagione successiva infatti, arriva un nome degno del progetto, ovvero Gabriel Batistuta che, insieme al Pupone e a Montella formano il trio più temuto del campionato. Questo è un anno speciale perché la Roma arriva alla vittoria dello scudetto e ad alzarlo con la fascia al braccio è proprio Francesco. Un bambino che qualche anno prima sognava nella sua cameretta di diventare un semplice calciatore si trova catapultato a festeggiare la vittoria del campionato, della sua squadra del cuore, da capitano.

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Totti, amore-odio per Spalletti

Nel 2005 viene ufficializzato l’arrivo di un nuovo allenatore, Luciano Spalletti. Il primo cambiamento attuato dal tecnico è quello di spostare Totti come punta centrale per sfruttare maggiormente la sua finalizzazione. Francesco passa questa prima annata in infermeria ed in questo periodo instaura un grande rapporto con l’attuale allenatore del Napoli. Il tecnico toscano infatti, lo segue giornalmente nella riabilitazione, e si assicura della stabilità mentale della sua stella, andando a trovarlo più volte. Al suo rientro, nella stagione successiva, con la maglia della Roma, realizza il suo record personale di gol (26) che lo portano alla vittoria della Scarpa d’Oro.

Totti e il suo addio al calcio
Totti e il suo addio al calcio

Da questo momento in poi inizia una serie di cambi sulla panchina giallorossa che finisce per ricadere nuovamente sul nome di Spalletti. L’entusiasmo iniziale però, viene subito frenato: qualcosa in Luciano è cambiato. Il tecnico infatti, mette alle strette Totti che si vede costretto ad andare in un angolino ad aspettare il proprio turno, come se fosse l’ultimo arrivato. Il minutaggio di Francesco, con il passare del tempo, diventa sempre minore e la tensione tra i due si fa papabile. I tifosi giallorossi, non contenti di queste scelte e delle varie dichiarazioni rilasciate sul capitano, si fanno sentire nei confronti dell’allenatore. Questo però, a poco serve perché il 28 maggio 2017 arriva la notizia che nessun romanista avrebbe mai voluto sentire: Francesco Totti si ritira dal calcio giocato. Un calciatore che con la sua squadra ha vinto 2 Supercoppe italiane, 2 Coppe Italia e 1 scudetto, ma che, se fosse andato altrove, avrebbe vinto molto di più. Nonostante le tante richieste dei top club, ha sempre seguito un unico credo, quello del cuore ed è per questo che i tifosi giallorossi non potranno mai dimenticarlo. Così si chiude un capitolo, forse il più importante della storia della Roma, con l’addio dell’uomo che più di tutti l’ha amata e che, nel bene o nel male, ci ha sempre messo la faccia.

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