Roma, da Di Bartolomei fino a Dzeko: la storia dei numeri 9 giallorossi

Andiamo a ripercorrere insieme la storia di alcuni fra i più importanti numeri 9 della Roma: da Di Bartolomei fino a Dzeko

Lorenzo Gulino
14 Minuti di lettura
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La maglia numero 9, non è una casacca qualunque. Rappresenta il desiderio di quel bambino che ha come obiettivo quello di diventare l’attaccante in grado di fare gol all’ultimo minuto portando i suoi compagni alla vittoria. Allo stesso tempo però, è uno dei numeri più pesanti da indossare perché da chi la porta ci si aspetta sempre molto. Una prima punta deve saper fare gol e deve essere continua nel farlo, altrimenti rischia di cadere e di non reggere la pressione della tifoseria. Molte volte questo è capitato con la tifoseria giallorossa, tanto bella quanto difficile da gestire, ma che se soddisfatta sa ripagarti come poche al mondo. In molti nella città eterna hanno fallito, come Patrik Shick, mentre, ad esempio, Tammy Abraham cerca di affermarsi e di trovare continuità. Proprio per questo motivo facciamo un tuffo nel passato per andare a vedere coloro che hanno indossato la maglia numero 9 e che hanno fatto la storia della Roma.

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Agostino Di Bartolomei, un leader silenzioso

Un calciatore che ha sempre unito carisma, intelligenza tattica e costanza ad una spiccata capacità di leadership, al punto che in molti hanno definito come un leader silenzioso. Facciamo un salto negli anni ’70 dove un ragazzo dal nome Agostino Di Bartolomei tira i suoi primi calci al pallone, nel quartiere di Tor Marancia. Il giovane, dettato dall’amore per la sua città, non cede alle lusinghe del Milan e così approda nelle giovanili della Roma, fino ad esordire in Serie A con la maglia giallorossa il 22 aprile 1973. Sant’agostino, così lo chiamavano i compagni, dopo una serie di prestiti torna nella Capitale nel 1976 e da lì inizia ad affermarsi, diventando un punto fermo della rosa. Nell’annata 1982-1983 vince lo scudetto con la maglia giallorossa indosso, stagione nella quale mette a segno 7 gol. Questo fu l’anno in cui Nils Liedholm decide di fare uno strano esperimento che però, poi, risulta efficace: Ago passa nel ruolo di libero.

Roma, Ago eterno capitano: un ricordo indelebile e un addio mai capito
Agostino Di Bartolomei, Capitano e Leggenda della Roma

Più passano gli anni e più il ragazzo di Tor Marancia diventa uomo con indosso la maglia della Roma. In totale, con i giallorossi, gioca 308 partite mettendo a segno 66 gol e vincendo inoltre tre Coppe Italia. Grande rammarico rimane la finale di Coppa Campioni, persa contro il Liverpool ai calci di rigori. Quella notte fu una delle peggiori che il popolo romano e romanista abbia dovuto affrontare. In occasione della sua ultima partita con la squadra della Capitale, i tifosi salutano Diba con uno striscione: “Ti hanno tolto la Roma, ma non la tua curva“. Il 30 maggio nel 1994 arriva la notizia che ha sconvolto tutto il mondo del calcio e non solo: Agostino Di Bartolomei si è tolto la vita.

Roberto Pruzzo, il bomber per eccellenza

Roma-Liverpool, Coppa dei Campioni
Roma-Liverpool, Coppa dei Campioni

La classica figura del numero 9 in grado di segnare e di sorprendere il difensore in qualsiasi momento, questo è stato Roberto Pruzzo. Nella stagione ’77-’78, il calciatore di proprietà del Genoa, si trasferisce a titolo definito nella Capitale. Dopo due stagioni passate all’ombra di una Roma che lottava per non retrocedere, nell’annata dell’81 cambia qualcosa. Da lì ritorna il vero numero 9, visto con la maglia dei Grifoni, che vince tre volte il titolo di capocannoniere (1981-1982-1986), quattro Coppe Italia (1980-1981-1984-1986) e lo scudetto dell’82-’83. Pruzzo, oltre al suo grande modo di giocare, si è distinto per i numeri che hanno fatto di lui un attaccante vero. Sono 106 i gol con la maglia giallorossa in 240 presenze, per un giocatore che ha dimostrato la vera essenza e l’importanza di indossare la maglia numero 9. In segno di ringraziamento la società capitolina, nel 2012, ha inserito Roberto nella Hall Of Fame del club.

Rudi Voller, il tedesco volante

Rudi Voller
Rudi Voller

Attaccante fenomenale nel gioco aereo, in grado di usare entrambi i piedi e dotato di un istinto del gol fuori dal normale, questo è Rudi Voller. Dopo aver girato diverse squadre, il tedesco si afferma nel Werder Brema ed è nel 1987 che Dino Viola ne approfitta e lo porta tra le fila giallorosse. Il percorso del bomber con la maglia della squadra capitolina non inizia subito al meglio. Dopo una stagione passata ai box, e un’altra dove non ha convinto, si cominciano a far sentire le critiche del popolo giallorosso. Con l’arrivo in panchina di Ottavio Bianchi c’è la svolta: la Roma raggiunge la finale di Coppa Uefa persa però, contro l’Inter, ma riesce ad alzare la Coppa Italia, battendo la Sampdoria. Voller, protagonista di quell’annata, con le sue prestazioni da gigante riesce a vincere i titoli di capocannoniere di entrambe le competizioni. La stagione 1991-1992 rappresenta l’ultima corsa con indosso la maglia della città eterna per il tedesco che è rimasto nel cuore della Curva Sud. A dimostrazione di ciò le migliaia di voci dello Stadio Olimpico che intonano: “Vola, sotto la curva vola, la curva si innamora, tedesco vola”.

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Abel Balbo, la potenza argentina

Abel Balbo ai tempi del Newell's Old Boys
Abel Balbo ai tempi del Newell’s Old Boys

Una punta che ha fatto della potenza fisica e della tecnica i suoi punti di forza, capace nel trovare la posizione giusta in area di rigore e con una freddezza sotto porta fuori dal comune: Abel Balbo. Il talento argentino inizia ad affermarsi e a farsi conoscere con la maglia del River Plate, fino a quando, l’Udinese decide di acquistarlo. In Marco Branca riesce a trovare il compagno d’attacco perfetto ,al punto che, con la maglia bianconera, in 134 presenze realizza 65 reti. Proprio qui nasce il mito, la leggenda che porta il nominativo di El Killer. Nel ’93 a mettere gli occhi su Balbo è la Roma che decide di portarlo alla corte di Carlo Mazzone. Il talento argentino trova dietro di sé due calciatori che il pallone lo sanno toccare come pochi: Daniel Fonseca e Francesco Totti. Grazie anche al supporto dei loro piedi educati Abel continua a segnare raggiungendo il suo record con la stessa maglia: ben 78 reti in 146 presenze.

Vincenzo Montella, il decollo dell’aeroplanino

Lazio-Roma Montella
Lazio-Roma Montella

Vincenzo Montella, un calciatore che nel suo stile di gioco ha sempre unito rapidità d’esecuzione, velocità e una buona tecnica. Dopo un inizio di carriera che lo vede prima all’Empoli, dove cresce calcisticamente, poi al Genoa e alla Sampdoria, nel 1999 passa definitivamente alla Roma. Con l’arrivo di Batistuta però, il numero 9 giallorosso trova meno spazio, ma, nonostante ciò, riesce comunque a farsi notare. Con la maglia della squadra della Capitale è riuscito ad alzare la Supercoppa Italiana e il famoso scudetto del 2001. Un giocatore che, anche da subentrato, è sempre riuscito a spiccare il volo, e a dimostrarlo sono i numeri: in 180 presenze ha realizzato 83 reti. Queste 83 sigilli però non sono semplicemente parte di una statistica ma sono le volte in cui l’Aeroplanino Montella ha spiccato il volo al di sopra dell’Olimpico e alla vista del Colosseo.

Mirko Vucinic , la zampata di Mosè

Mirko Vucinic è stato uno dei grandi attaccanti che hanno avuto l’opportunità di poter indossare una maglia come quella giallorossa. Una prima punta di talento, che fa della tecnica una delle sue doti migliori, ma che allo stesso tempo fa delle amnesie improvvise il suo grande punto di debolezza. Cresce ed esordisce con il Sutjeska, ma è con il Lecce che ha il suo grande exploit: 111 presenze e 34 gol. In quel momento la Roma affonda il colpo, portando Vucinic nella Capitale e battendo ogni concorrenza. Mirko è passato alla storia come Mosé, soprannome che gli è stato attribuito dal noto telecronista Carlo Zampa, famoso per i suoi commenti molto vivaci nel corso dei match. Le annate del calciatore montenegrino possono essere divise in due periodi; il primo che va dal 2006 fino al 2008 e l’altro dal 2008 al 2011.

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Vucinic, Roma
Vucinic, Roma

La prima annata, Vucinic la passa principalmente in infermeria a causa di un’operazione al menisco, mentre l’anno successivo il discorso cambia. La Roma, infatti, riesce a conquistare la Supercoppa Italiana contro l’Inter. Il 2008 ,anno ricco di emozioni, vede Mosè protagonista della vittoria in Champions League contro il Chelsea. Impossibile però, dimenticare l’esultanza del gol del 3 a 2 contro il Cagliari. Mirko infatti, corre in maniera spontanea verso la sua Curva Sud e senza pensarci due volte si leva tutto quello che può rimanendo solo con l’intimo. Nota negativa sono state le incomprensioni con il tecnico Claudio Ranieri, che poi hanno portato il calciatore montenegrino alla decisione di mettere fine alla sua permanenza alla Roma, lasciando però, un grande ricordo ai tifosi giallorossi.

Edin Dzeko, il Cigno di Sarajevo

Quella tra Dzeko e la Roma è una storia d’amore che difficilmente potrà esser dimenticata. Come tutte le grandi storie, che iniziano con un rapporto quasi di odio, anche quella tra il bosniaco e il tifo giallorosso è iniziata così. Arrivato nell’agosto del 2015, l’attaccante, nella prima annata, delude largamente le aspettative realizzando 8 gol in 31 partite di campionato. La stagione successiva però, cambia l’antifona: il Cigno di Sarajevo tocca quota 39 reti in stagione diventando capocannoniere della Serie A (29 centri) e dell’Europa League con 8 sigilli. Inoltre, impossibile dimenticare, nel 2017, la cavalcata della Roma verso la semifinale di Champions League della quale Dzeko è stato protagonista. Tutto parte dallo straordinario pareggio per 3 a 3 ottenuto contro il Chelsea, grazie ad una rete del bosniaco con un sinistro al volo da far venire i brividi, fino ad arrivare alla duplice sfida con il Barcellona.

Esultanza Edin Dzeko
Esultanza Edin Dzeko

L’andata al Camp Nou finisce in un drammatico 4 a 1, che getta tutti nella sfiducia più assoluta e dove veniva data per uscita la squadra della Capitale. Forse sarà la fortuna o forse il destino, ma la Roma al ritorno riesce a ribaltarla con le reti di Dzeko, De Rossi e Manolas, spedendo così i blaugrana fuori dalla competizione europea e riuscendo a compiere un’impresa storica che rimarrà negli annali del calcio. Durante la stagione 2019-2020, complice l’addio di Alessandro Florenzi, il bosniaco riceve la fascia di capitano, un grande onore visti i nomi che l’hanno indossata prima di lui. Nel gennaio del 2021 però, a causa di alcuni scontri con Fonseca, la fascia viene data all’attuale capitano Lorenzo Pellegrini, e da quel momento in poi inizia il lento declino dell’attaccante classe ’86. Dopo ben sei stagioni trascorse a pieno e con il cuore riempito dall’amore dei tifosi giallorossi, il Cigno di Sarajevo saluta Roma con 119 gol in 260 presenze.

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