🚨 Non solo Milan e Inter: le società italiane sul lastrico

Milan e Inter si trovano in una situazione economica piuttosto difficile, che mette le società in guardia: la Serie A potrebbe optare per il percorso verso il modello Premier League

Francesca Rofrano
14 Minuti di lettura
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La stagione in Serie A è ormai arrivata alla conclusione, con i conti che sono stati chiusi con ben 5 giornate di anticipo. Se i calciatori sul campo regalano spettacolo, le società calcistiche non riposano mai, tra passato, presente e progetti futuri, atti a riportare il proprio nome nell’Olimpo europeo. Sempre di più sotto i riflettori, alcuni club, come ad esempio il Milan, l’Inter e la Juventus si ritrovano a dover fare i conti con problematiche interne da risolvere senza creare falsi allarmismi e comunque decidendo per il bene del proprio impatto all’interno delle dinamiche della società .

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Sì, perché il calcio influisce su alcune dinamiche socio-politiche in realtà più di quanto si possa minimamente immaginare. Basta pensare, senza neanche andare troppo lontano, alla decisione da parte dell’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni di porre fine al cosiddetto Decreto Crescita, valido per agevolare le trattative economiche tra club per i calciatori che per le ultime stagioni hanno militato all’estero, sgravando così le società di alcune agevolazioni fiscali in caso il suddetto calciatore spostasse la propria residenza fiscale in Italia.

Proprio da qui, dunque, può partire una vera e propria riflessione per il futuro del calcio italiano che ora rischia di essere particolarmente ridimensionato anche sugli investimenti dei capitali stranieri che nella penisola italiana hanno per anni trovato terreno fertile per costruire un progetto solido. Proprio grazie al Decreto Crescita, Milan e Inter sono riusciti a costruire squadre competitive non solo in Italia, ma anche in Europa, tanto da far arrivare entrambe le formazioni alle fasi finali della Champions League. Si prenda in considerazione, infatti, nel caso dei rossoneri, a Leao, Theo Hernandez, e i più recenti Pulisic o Reijnders, tutti calciatori arrivati grazie ad un decreto che, nonostante le falle, ha dato i propri risultati, permettendo di fatti nuovi investimenti.

La Guardia di Finanza in casa Milan

Senza dilungarsi troppo su una problematica così intricata come il Decreto Crescita e l’impatto economico che la mancata proroga avrà sulle società calcistiche, bisognerà vedere come alcune società come RedBird, Suning ed EXOR riusciranno a gestire le complessità che inevitabilmente sorgeranno nel prossimo futuro. La perquisizione arrivata da parte della Guardia di Finanza in casa Milan non parte da un discorso troppo lontano, ma le indagini legate al passaggio dal Fondo Elliot a RedBird non partono neanche troppo lontano dalla situazione descritta in precedenza.

La Procura di Milano infatti ha dato mandato di perquisizione, datato al 4 marzo 2024, per andare più a fondo nelle dinamiche societarie del club meneghino, passato dal fondo Elliott a Redbird nell’estate del 2022. Stando a quanto sottolineano anche dal ilsole24ore, il vecchio fondo di maggioranza avrebbe mascherato il proprio coinvolgimento nelle operazioni dell’esercizio 2022/23 rossoneri, per via della propria implicazione con altre squadre europee, in questo caso il Lille e il Tolosa.

Il contenzioso con Blue Skye

A questo punto, a causa del contenzioso di Blue Skye, società che deteneva circa il 5% delle azioni controllanti il Milan, per la violazione dei diritti di socio di minoranza, la Procura ha indagato sul periodo in questione mettendo nel mirino l’amministratore delegato del Milan Giorgio Furlani ed Ivan Gazidis, suo predecessore; un processo che ha messo alla gogna, almeno agli occhi dei tifosi, una gestione non soddisfacente, a questo punto neanche dal punto di vista societario, oltre che sportivo.

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L’accusa, abbastanza grave, è di ostacolo all’attività di vigilanza della FIGC, ipotizzando appunto il controllo sostanziale di Elliot sul Milan, sebbene il contributo economico principale fosse riservato al Lille, club di Ligue 1 in deficit finanziario e a rischio fallimento e per cui la famiglia Singer avrebbe versato circa 170 milioni per risanare il debito.

Ma questo non sarebbe l’unico cavillo a cui la Procura si sarebbe aggrappata per il mandato di perquisizione in casa Milan per la violazione della multiproprietà. Infatti, c’è da tenere in considerazione anche del fondo RedBird, proprietario per l’85% anche del Tolosa in Francia e del 10% del Liverpool e dei Boston Reds Sox.

Gerry Cardinale, proprietario del Milan
Gerry Cardinale, proprietario del Milan @Twitter

Nel corso della scorsa estate, dunque, il Milan e Tolosa si sono presi un vero e proprio rischio per l’iscrizione all’Europa, ma l’autorizzazione concessa dalla UEFA ha calmato le acque. Al sol costo che le squadre non portino avanti azioni di mercato tra di loro, entrambe hanno ricevuto il via libera per la partecipazione alle Coppe. Dati alla mano dunque, risulterebbe impossibile pensare che Elliott si sia preso un rischio tale da poter addirittura incorrere in un sequestro azionistico e quant’altro, anche per via della sola natura da creditore con il Lille.

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RedBird Fund IV e i suoi sottoscrittori possiedono il 99,93% di AC Milan; il restante 0,07 è in mano ai singoli azionisti italiani tifosi di lunga data del Club. L’Idea che Redbird non possieda e non controlli l’AC Milan è assolutamente falsa e contraddetta da tutte le prove e i fatti

Portavoce Redbird Fund IV

Per la giustizia però non basta la decisione di Redbird di dichiararsi estraneo ai fatti ed infatti nelle scorse giornate, la Polizia valutaria della Gdf ha eseguito degli accertamenti provando ad estrapolare da alcuni dispositivi informatici parole chiave che possano portare a riscontri veri e propri sul controllo reale del Milan.

Ipotesi ricapitalizzazione e i rischi per il Milan

Ora però a tenere sul filo di un rasoio sia il Milan che la Procura di Milano è la possibilità che un esponente del fondo di Gerry Cardinale, come riportato da La Gazzetta dello Sport, stia trattando una quota della società al Fondo PIF, il che proverebbe il legame ancora stretto con Elliott. Stando ai documenti in possesso degli inquirenti, il Public Investment Fund, capitale arabo per eccellenza, sarebbe pronto a rilevare circa il 41% del Milan con un riacquisto del finanziamento da 560 milioni che ha garantito il termine dell’operazione tra Elliot e Cardinale.

La situazione dunque potrebbe evolversi nei prossimi giorni, quando anche i dispositivi elettronici di Gazidis e Furlani verranno controllati e verranno valutati effettivamente i rischi nei quali il Milan potrebbe incorrere, non solo dal punto finanziario, ma anche sportivo e di difficoltà di realizzazione di un processo futuro, tenendo in considerazione ovviamente anche il caso San Siro e la costruzione del nuovo stadio che inevitabilmente avrà delle ripercussioni importanti.

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In caso il Milan venisse accusato di “Violazioni in materia gestionale ed economica“, allora, secondo il codice di giustizia sportiva della Federcalcio, la squadra potrà subire uno o più punti di penalizzazione in classifica, e in base alla gravità del fatto, secondo l’articolo 31 si potrebbe addirittura pensare alla retrocessione e o all’esclusione dal campionato. Uno scenario difficile da immaginare, ma che ha visto la Juventus protagonista soltanto la scorsa stagione, penalizzata di 10 punti in classifica a seguito del caso plusvalenze.

Dal Milan all’Inter, Zhang pensa alla cessione

Se all’epoca ci si lamentava dei problemi dati dalle società italiane, in possesso dei più grandi club, ora anche gli investitori stranieri, multi-milionari e con una forza economica maggiore, stanno riscontrando vere e proprie difficoltà nella gestione delle finanze in un paese come l’Italia, legato al mondo del calcio in maniera intrinseca, ma così desideroso di risultati da risultati da risultare quasi asfissiante.

Zhang, presidente dell'Inter
Zhang, presidente dell’Inter*

Se in casa Milan il giudizio è sospeso, l’Inter sta valutando l’ipotesi di cessione della società di Steven Zhang, a seguito di un debito importante di circa 375 milioni di euro nei confronti di Oaktree, un debito che avrà scadenza nel mese di maggio.

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Il giovane presidente nerazzurro, nonostante stia cercando di trovare l’apporto di altri fondi per finanziare il debito, starebbe valutando le possibili alternative per svincolarsi dal debito. Oaktree, stando al Corriere dello Sport, non avrebbe valutato positivamente la richiesta di Suning sullo spostare la scadenza del debito con un aumento del 20%. Per questo motivo, l’ipotesi che potrebbe salvare viene direttamente da OAK TREE, che avrebbe trovato un investitore disposto a rientrare nel prestito e trasformare l’eventuale differenza dovuta da Zhang in una quota di minoranza.

Inter verso la ricostruzione

Tutto questo lascia dunque pensare ad un passaggio dell’Inter ad un fondo rimediato dallo stesso investitore, proprio come successo con il Milan quando, appunto, Elliott individuò in RedBird il nuovo proprietario delle quote di maggioranza del club. Tra i primi indiziati ci sarebbe il fondo inglese BC Partners, lo stesso che già diversi anni fa, fece un’offerta per l’acquisizione dell’Inter, prima che questa passasse nelle mani di Zhang figlio.

Visto quanto successo l’annuncio da parte della stessa Inter su una chiusura del bilancio con più del 34,6% dei ricavi rispetto lo scorso anno, rientrando così in un negativo di circa 20 o 30 milioni di euro. La Beneamata, dunque, sta cercando di attuare un piano di ricostruzione dalla base per non risultare estremamente impattante sugli investitori ed in questo caso la politica di sostenibilità messa in atto dall’amministratore delegato Giuseppe Marotta ha sicuramente portato ad un miglioramento tangibile e rincuorante.

A questo punto, però, una cessione potrebbe salvare l’Inter da un fallimento che seppur irreale, almeno ad oggi, potrebbe andare ad inficiare anche sulla progettualità della squadra, così a livello di prestazioni, come per i risultati che la formazione meneghina vuole provare ad ottenere, dalla vittoria dello scudetto alla Champions League dell’anno che verrà.

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Il modello economico della Premier League

Ma quale potrebbe essere dunque una soluzione a questi problemi economici e non solo che annualmente le squadre italiane si ritrovano ad affrontare? Principalmente bisognerebbe lanciare un occhio ad altri campionati, come ad esempio la Premier League, che rappresenta un vero e proprio impero economico. Diritti tv, merchandising e un vero e proprio marchio riconosciuto in tutto il mondo. Spesso invidiato, ma così tanto criticato allo stesso tempo.

L’incremento del fatturato della Premier League, con una vera e propria rivoluzione partita già dagli anni ’90, ha portato ad un aumento del capitale (totale) di circa 5.46 miliardi di sterline, una cifra che la Lega Serie A non ha il potere di immaginare. Si tratterebbe dunque di rifondare il tutto, staccandosi principalmente dalla FIGC, istituzione che spesso limiti alcuni sistemi economici, e organizzando un modello diverso, in modo da permettere alle stesse componenti della Serie A maggiore autonomia a livello di scelte.

Quando si lanciano questo tipi di messaggi bisogna stare attenti. La Premier League ha 21 azioni, 20 dei club ed una della federazione. Non auguro alla Serie A una situazione del genere, non ci sono i presupposti. ll nostro obiettivo è quello di concentrarci su attività che facciano bene. Questa è vera distrazione di massa

Gravina, presidente della FIGC

I detrattori del modello Premier League però non mancano, come lo stesso Gravina, presidente della FIGC, che è andato contro i principi elencati dal presidente della Serie A Casini, additando questo sistema federale innovativo come una vera distrazione di massa, ben lontano dal creare un equilibrio che alla fine dei conti possa giovare al calcio italiano.

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