Le Tour de France, storia di ciclismo, dualismi e innovazione: una corsa che segna un Paese

Il Tour de France non è solamente storia di ciclismo: protagonisti e successi hanno dato vita ad una corsa che segna un'intera Nazione

Redazione
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Il ciclismo è uno sport atipico, una disciplina popolare che attecchì nel lontano passato. Già nel XIX secolo, infatti, le corse erano molto seguite in Belgio e in Francia, con le prime apparizioni anche in Italia. Proprio in questi primi anni, la disciplina era particolarmente dura, al punto che si parla di ciclismo eroico: le partenze avvenivano nel pieno della notte, in modo da far arrivare al traguardo i corridori tra il pomeriggio e la sera del giorno successivo. Uno sforzo fuori dal normale, oggi paragonabile solamente all’ultracycling, disciplina nella quale gli atleti arrivano a coprire anche interi continenti.

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Ma torniamo alla nostra storia, perché di questo si tratta. Sì, perché la nascita del Tour de France è particolare, strettamente legata alla politica francese di quegli anni. Siamo nella fine del 1800, e la Francia è divisa in due dall’affare Dreyfus. Per non dilungarci in particolari, tagliamo corto dicendo che si trattava di un noto ufficiale dell’Armée de terre, accusato di alto tradimento per aver passato delle informazioni alla Germania. Dopo alcune dichiarazioni di Giffard, editore del quotidiano Le Vélo, la redazione si divise letteralmente in due, così venne fondato anche il giornale L’Auto-Vélo. Le vendite di quest’ultimo, però, non erano sufficienti, così Gèo Lefevre, giovane giornalista, pensò di organizzare una corsa a tappe che passasse per tutto il Paese. Nel 1903, dunque, venne corsa la prima edizione del Tour de France.

Dal primo Tour de France alla rivalità Coppi-Bartali

Fausto Coppi e Gino Bartali, Tour de France
Fausto Coppi e Gino Bartali, Tour de France 1952

Il primo Tour de France, nonostante la scarsa adesione da parte dei partecipanti (solamente 15), riscontrò un discreto successo nella popolazione transalpina, che si riversò sulle strade e cominciò ad acquistare L’Auto-Vélo, divenuto solamente L’Auto dopo un procedimento giudiziario. La prima tappa partì il 1° luglio del 1903 alle ore 3,1 da Parigi. Quello fu solamente l’inizio di un percorso che viviamo ancora oggi, una strada lunga oltre cento anni che ci emoziona ogni anno. Maurice Garin fu il primo vincitore della corsa gialla, chiamata così per via del colore delle pagine su cui veniva stampato L’Auto, anche se il primo vero ciclista ad indossare la maglia gialla fu Eugène Christophe solamente nel 1919.

Da quel via in una notte di luglio del 1903, prenderanno via dualismi e rivalità. Una su tutte quella tra Gino Bartali e Fausto Coppi, due ciclisti italiani che, oltre ad esaltare gli appassionati sulle strade del Giro, si diedero battaglia anche nel Tour de France. Nella seconda metà degli anni ’40 i due si scontreranno più volte per ottenere quell’ambito successo, seppur mantenendo un rispetto reciproco. Iconica è l’immagine del 1952, nella quale si vede il passaggio della borraccia al rivale, sfinito, sul Col du Galibier. Nel 1949 gli italiani arrivarono nelle prime due posizioni: Bartali primo, Coppi secondo.

Anquetil, Merckx, Hinault, Hindurain e gli altri pluricampioni

Eddy Merckx, Tour de France 1975
Eddy Merckx, Tour de France 1975

Vincere una corsa di tre settimane non è mai semplice, specie il Tour de France. Ancor più complesso è, ovviamente, vincere la Grande Boucle per tre, quattro o cinque volte. Solo i migliori nella storia sono riusciti a compiere imprese di questo genere. Il primo che viene in mente, andando in ordine cronologico, è sicuramente Jaques Anquetil, francese che vinse il giro per cinque volte, nel 1957 e le 4 edizioni dal ’61 al ’64. Anche Eddy Merckx riuscì nell’impresa. Il corridore belga fu protagonista assoluto per ben cinque edizioni, imponendo il proprio dominio anche a Felice Gimondi. Il Cannibale fu il primo a raggiungere la soglia dei 5 successi, divenendo quindi il ciclista più vincente nella storia del Tour.

Questo fino all’avvento di Bernard Hinault qualche anno dopo. Nonostante qualche difficoltà in più (che portano i nomi di Laurent Fignon e Greg LeMond), il francese riuscì ad eguagliare il record di Merckx, vincendo cinque Tour de France con otto anni di distanza tra il primo e l’ultimo, dal ’78 all’85. Storia diametralmente opposta quella di Miguel Hindurain: lo spagnolo dominò in lungo e in largo in territorio transalpino dal 1991 al 1995, con un totale di cinque successi consecutivi.

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Tra gli altri grandi plurivincitori, oltre ai già citati Coppi e Bartali, è degno di nota Ottavio Bottecchia, primo corridore italiano a vincere il Tour de France nel lontano 1924, per poi ripetersi nel 1925. Impossibile poi non citare Greg LeMond e Chris Froome, oltre al giovanissimo Tadej Pogačar, vincitore delle edizioni 2020 e 2021. Lo sloveno proverà ad aggiungere altri trofei al suo gì ricco palmares.

L’evoluzione del mezzo per la massima performance

Trek Madone 2023
Trek Madone 2023

La bicicletta è un mezzo molto basilare. Basta un telaio, due ruote, manubrio, sellino e pedali e una trasmissione per muovere il tutto. Ma è soltanto grazie alle innovazioni che oggi le biciclette hanno raggiunto un’aerodinamica e un peso ai limiti dell’immaginabile, Al giorno d’oggi, le bicicletta dei professionisti superano di poco i sei chilogrammi, ruote incluse, una cifra incredibile se pensiamo alle prime biciclette che percorsero le strade del Tour de France.

Grazie alla ricerca e allo sviluppo si è riusciti ad ottenere un carbonio ultra leggero, molto reattivo e rigido. La stessa dedizione è stata concessa per le trasmissioni: ad oggi quasi tutti i corridori montano dei cambi elettronici wireless, super precisi e affidabili. Il Tour de France è inoltre terreno di sviluppo per le nuove biciclette: per l’edizione 2022 tutti i produttori hanno già dato il via libera ai team per utilizzare le versioni 2023, bici con un’aerodinamica semplicemente spaventosa, al pari, si fa per dire, di una monoposto di Formula 1.

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Vive Le Tour

Tour de France 2020
Tour de France 2020

Il Tour de France rappresenta per il popolo francese l’evento sportivo più importante dell’anno. Al di là della Francia però, si tratta comunque del terzo evento più importante al mondo, solamente dietro a Mondiale di calcio e Olimpiadi. Inevitabile dunque che gli appassionati da ogni parte del mondo si riversino sulle strade della Grande Boucle: sulle grandi salite storiche si respira aria di epicità proprio grazie a coloro che incitano i propri beniamini nei momenti più delicati, regalandogli magari qualche watt con le loro urla. Una passione irrefrenabile, che sulle montagne di Alpi e Pirenei diventa vera emozione. Vive Le Tour.

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