Quasi cento anni di storia, di partite incantevoli e tonfi clamorosi, uno Stadio che è diventato casa per milioni di persone provenienti da tutto il mondo; un ambiente che negli anni è diventato simbolo non solo di una città come Milano, ma anche dei tifi più viscerali d’Italia. Inter e Milan ora, tra le loro mani, hanno stretto il destino del Giuseppe Meazza e la loro decisione di separarsi per creare un business ancor più fitto con una struttura personale, potrebbe mettere fine ad un secolo di emozioni, non solo calcistiche.
Per comprendere però a fondo ciò che sta succedendo negli ultimi mesi a Milano, bisogna fare un passo indietro e scoprire quali siano i progetti che hanno creato un certo disordine sotto il cielo di San Siro. Lo stadio, così come conosciuto attualmente, è di proprietà del comune meneghino, ma la competitività e la necessità di incassi sempre maggiori, potrebbero portare le due società “affittuarie” della Scala del Calcio a costruire impianti separati, dimezzando, paradossalmente, quelli che potrebbero essere i costi di ristrutturazione di una struttura realizzata a partire dal 1925 e continuato negli anni e che al suo interno racchiude geometrie e materiali diversi.
Tutto ciò, dunque, rappresenterebbe una vera e propria incognita per un progetto che, arrivati a questo punto, deve essere sicuro sotto tutti i punti di vista.
San Siro, San Donato e Rozzano: Inter e Milan ad un bivio
La separazione di due squadre, come Inter e Milan, legate al nome e al brand San Siro (più che a quello Meazza) potrebbe rivelarsi una scelta poco proficua per le società che andrebbero a perdere così una grossa fetta di “attrazione”, data dall’emozione di vivere l’esperienza in uno stadio storico, ma anche all’ingresso al museo e al semplice tour interno, connessa, oltretutto, proprio al luogo di culto che la Scala del Calcio ha assunto nel corso dell’ultimo secolo.
La volontà del Milan
Ed ecco quindi che l’ipotesi di un nuovo progetto diviso rimane una delle alternative più concrete nonostante la consapevolezza dei tempi lunghi che i progetti potrebbero avere. Il Milan, in realtà, sembra la società maggiormente convinta a procedere a grandi passi verso la separazione e l’acquisizione dei terreni del comune di San Donato Milanese, nell’area San Francesco, è la riprova che il progetto “Milan Stadium” nell’idea collettiva rossonera sia la soluzione migliore. Un esborso economico di 40 milioni di euro che potrebbe portare alla creazione di un qualcosa che vada oltre alla semplice esperienza per un tifoso del secondo club più titolato in Italia.
Le intenzioni dichiarate dai rossoneri, su quella che dovrebbe essere la nuova dimora del Diavolo, sono sicuramente ben chiare e all’avanguardia. Oltre allo stadio, che dovrebbe riuscire a contenere circa 70 mila persone, la volontà sarebbe quella di progettare l’area sportiva più ecologica d’Italia, con un vero e proprio energy center per la produzione di energia sostenibile e rinnovabile, adottando metodi di sistemi per il recupero delle acque, tutto ciò senza dimenticarsi della possibilità di concedere l’accesso a sempre più persone portatrici di disabilità.
Le perplessità dell’Inter
Al contrario del Milan, l’Inter ha sempre temporeggiato sulla questione trasferimento, non solo per la tradizione innegabile, ma anche per la consapevolezza del valore effettivo che, comunque, non si discosta da quello economico (sarebbe ipocrisia affermare il contrario).
Con il passare degli anni però, il temporeggiamento da parte del Comune di Milano sulle scelte ultime per il Meazza ha portato anche i nerazzurri a guardarsi intorno, tanto da aver individuato l’area di Rozzano come quella meglio compatibile per la costruzione di una vera e propria cittadella dello sport, con uno stadio da 70000 posti, “studiato per fornire il miglior comfort e un’esperienza emozionante ed immersiva per i tifosi“- come recita la nota del Club meneghino.
Uno degli aspetti più importanti da tenere in considerazione nerazzurra è quella di tenere in considerazione la voce dei tifosi, per capire le necessità e le perplessità in merito al nuovo progetto che con le giuste autorizzazioni e i tempi di lavoro potrebbe aprire al pubblico già per la stagione 2028/29. La questione dunque potrebbe trovare la vera soluzione nelle tempistiche, brevi e non compromettenti, fondamentali per il progetto della Beneamata.
Il progetto per salvare San Siro
Per ora, però, l’innovazione, la volontà di creare una propria identità separata sembra prevalere sulla possibilità di una ristrutturazione. Tuttavia, come emerso dal meeting avvenuto tra le due società e il sindaco di Milano Beppe Sala, più grande sostenitore del tema ristrutturazione, il tema condivisione potrebbe tornare nuovamente di moda tra i pensieri delle due sponde del Naviglio. Il primo cittadino, aggrappatosi alla lettera della bozza del progetto del grande colosso WeBuild (tra l’altro creatore della linea metropolitana 4) ha provato a convincere il CEO nerazzurro Alessandro Antonello e il presidente rossonero Paolo Scaroni a tenere aperte le possibilità di un prosieguo del futuro in salvaguardia del San Siro.
WeBuild collaborerà pro bono con la redazione di uno studio di fattibilità che dovrà essere consegnato in tre mesi. I rappresentanti dei club hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori. Gli interventi dunque dovranno essere compatibili con il calendario delle partite. Nel progetto andranno considerati sviluppi urbanistici nell’area di San Siro, in particolare per la sua riqualificazione. Questione vincolante, è che lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre. Il Sindaco Sala ha preso atto che le squadre continueranno nella esplorazione delle possibilità alternative in essere, con l’auspicio che il percorso intrapreso su San Siro porti rapidamente ad una conclusione soddisfacente per tutti gli attori in campo. WeBuild collaborerà pro bono con la redazione di uno studio di fattibilità che dovrà essere consegnato in tre mesi. I rappresentanti dei club hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori. Gli interventi dunque dovranno essere compatibili con il calendario delle partite. Nel progetto andranno considerati sviluppi urbanistici nell’area di San Siro, in particolare per la sua riqualificazione. Questione vincolante, è che lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre. Il Sindaco Sala ha preso atto che le squadre continueranno nella esplorazione delle possibilità alternative in essere, con l’auspicio che il percorso intrapreso su San Siro porti rapidamente ad una conclusione soddisfacente per tutti gli attori in campo.
Dichiarazione del Comune di Milano in una nota sull’esito dell’incontro
Saranno dunque tre mesi fondamentali, in cui il futuro dello stadio più importante dell’intera penisola italiana potrebbe cambiare radicalmente oppure subire soltanto un ammodernamento; soluzione che, in fin dei conti, potrebbe accontentare più di una voce. Basti infatti pensare a quanto accaduto al Santiago Bernabeu di Madrid, uno degli impianti sportivi più gloriosi al mondo.
La ristrutturazione, avvenuta nel corso di 3 anni, ha dato la possibilità di rivitalizzare un impianto senza perderne i valori intrinsechi. Con il progetto ben riuscito, il nuovo Bernabeu garantisce oggi ben 300 giorni di apertura, con piazze, viali e negozi destinati al franchising che hanno portato ad un arricchimento dal punto di vista economico alla società dei blancos senza snaturarne la vera anima. Perché in Italia, invece, risulta tutto così complicato?