Djokovic immortale a Cincinnati: Alcaraz si conferma un campione

Per la terza volta in carriera Novak Djokovic ha conquistato il Masters 1000 di Cincinnati, battendo il numero uno del mondo Carlos Alcaraz dopo una battaglia che sarà ricordata a lungo dagli amanti de tennis

Gabriele Turchetti
4 Minuti di lettura
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Prima si lascia cadere a terra, poi si congratula con l’avversario e, infine, si strappa la maglietta e ruggisce. Novak Djokovic vince il titolo di Cincinnati contro Carlos Alcaraz, prendendosi la rivincita dopo la finale persa qualche settimana prima sul prato di Wimbledon. Il fenomeno serbo riscrive nuovamente il libro dei record e porta a casa una partita che è stata già eletta da molti come l’incontro dell’anno, dimostrando ancora una volta, a 36 anni, il motivo per cui non appende la racchetta al chiodo.

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Djokovic rimonta Alcaraz: “Più di una finale Slam”

È stata una finale giocata alla pari, sul piano fisico e mentale, con un’intensità che solo Djokovic e Alcaraz possono mantenere così alta per circa 4 ore. Il serbo è stato più forte di tutto, del suo avversario, dell’età e anche del caldo che sembrava avergli dato il colpo di grazia. Nonostante il set e il break di svantaggio, Nole è riuscito a rimontare nel secondo parziale e a vincerlo al tie-break, regalando al pubblico un terzo set memorabile.

Nel parziale decisivo è Djokovic a mettere la testa avanti per primo, ma non riesce a sfruttare i match point avuti in risposta e sul proprio servizio. Alcaraz non molla mai, si riprende il break e porta la finale di Cincinnati al tie-break. Ed è qui che viene fuori la resilienza di Nole, che vince il sedicesimo tie-break su 17 dell’anno e porta a casa il Western & Southern Open per la terza volta in carriera, dopo una sfida che per intensità, come dichiarato dal serbo, somigliava ad una finale Slam, se non di più.

Novak Djokovic, Cincinnati
Novak Djokovic, Cincinnati @Twitter

Djokovic come Hulk: il tempo non conta

Quella maglietta strappata, quasi a ricordare Hulk, segnala l’importanza che la finale di Cincinnati aveva per Djokovic, uscito distrutto fisicamente e mentalmente dalla sfida di Wimbledon. Dopo quella sconfitta, il campione serbo è tornato in campo direttamente sul cemento americano, dove ha spazzato via ogni avversario sino all’incontro con Alcaraz.

L’ennesimo scontro generazionale tra chi ha scritto e chi scriverà la storia di questo sport, ma stavolta a trionfare è stata l’esperienza di Nole, nonostante Carlitos abbia poco da rimproverarsi. E a 36 anni Djokovic diventa il più anziano vincitore di Cincinnati, il terzo tennista con più successi e più titoli conquisati, alle spalle di Connors e Federer, e si presenta allo US Open per riscrivere la storia e riprendersi la vetta del ranking, dimostrando che l’età è solo un numero.

Alcaraz, il palcoscenico è tuo

Un pianto a dirotto, tante lacrime che poi si sono trasformate in sorriso, perché questo è Carlos Alcaraz, capace di trovare la forza anche nei momenti più complicati, nonostante abbia solo 20 anni. Il futuro del tennis è in buone mani, non ci sono dubbi sul fatto che lo spagnolo sia destinato a raggiungere, o quantomeno ad avvicinarsi, ai numeri dei Big Three, considerando che vanta già due Slam e quattro Masters 1000.

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L’investitura è arrivata da Djokovic stesso, che ha sottolineato la tenacia e la volontà di non mollare mai dell’attuale numero uno del mondo. La crescita di Alcaraz passa anche da questi momenti, dalle sconfitte più dolorose, e adesso lo spagnolo deve dimostrare di sapersi rialzare. Non resta che aspettare lo US Open, dove Nole e Carlitos si sono dati appuntamento in finale, per mettere in scena ancora una volta un grande spettacolo.

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