De Rossi cambia la Roma, dal modulo ai singoli: nuova vita per Pellegrini e Dybala

Mattia Gruppioni
9 Minuti di lettura
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Sostituzione per la Roma: esce José Mourinho, entra Daniele De Rossi. Un boato si innalza dai settori dello stadio Olimpico, gremito in ogni ordine di posto. Quello che una volta aveva come appellativo affibbiato al proprio cognome “Capitan Futuro” – dopo essere diventato proprio ciò in seguito all’addio al calcio di Francesco Totti – ora si appresta a diventare guida, condottiero ed allenatore della compagine giallorossa. Dopo le numerosissime battaglie in mezzo al campo, in giro per l’Italia e per l’Europa di maggior prestigio, Daniele De Rossi è pronto a prendere per mano la Roma. E sia chiaro, tornando al boato del pubblico: questo non è di certo per l’uscita di scena di Mourinho, anzi. Ci piace immaginarlo invece per l’ingresso di un Campione del Mondo, di una delle ultime bandiere del calcio moderno, di un romano e romanista, da sempre.

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Presentato alla stampa nel corso della mattinata di venerdì 19 gennaio, Daniele De Rossi si appresta a fare il proprio esordio sulla panchina della Roma nella giornata di domani, sabato 20, debuttando davanti allo stesso stadio Olimpico contro l’Hellas Verona. Un incontro non semplice per la formazione capitolina, per tanti aspetti: non sarà immediata la digestione dell’addio di Mourinho, come non sarà del tutto scontata l’assimilazione dei concetti tattici che l’ex centrocampista con la maglia numero 16 vorrà imporre e far trasparire in questa avventura in panchina. Dalla difesa a 3 si progredirà lentamente ad un sistema che comprende la retroguardia a 4, passando poi per un centrocampo camaleontico, ma comunque senza l’utilizzo ossessivo delle corsie laterali: rombo o albero di Natale? Uno o due trequartisti in contemporanea come Dybala e Pellegrini? La certezza sembra essere solo Romelu Lukaku da unica punta.

Daniele De Rossi, Roma @Twitter
Daniele De Rossi, Roma @Twitter

Roma, De Rossi cambia la difesa: Karsdorp e Spinazzola arretrano

Partendo proprio dal sistema difensivo che De Rossi è facile ipotizzare imporrà piano piano e col passare delle partite, presumiamo che la Roma possa passare ad una retroguardia a quattro uomini: sebbene la stessa formazione giallorossa sia stata costruita – con qualche lacuna, aggiungiamo – per giocare a tre, il passato dell’allenatore ai tempi della SPAL lascia presagire questa metamorfosi. Nonostante la panchina per scelta tecnica all’ultima giornata, Rui Patricio dovrebbe essere il portiere titolare della Roma, che vedrà poi l’abbassamento sulla linea dei difensori da parte di quelli che, fino a qualche giorno fa, erano esterni del centrocampo a quattro – o cinque che dir si voglia – di Mourinho.

Ecco quindi che Karsdorp e Spinazzola partono avanti rispettivamente sui colleghi di reparto Kristensen e Zalewski da laterali bassi, mentre al centro della difesa ci sono la bellezza di cinque profili per soli due posti: questa potrebbe essere la prima incomprensione tattica che De Rossi forzerà. I titolari sulla carta dovrebbero essere Chris Smalling e Gianluca Mancini, ma attenzione alla candidatura dei vari Llorente, N’Dicka e Huijsen, primo e finora ultimo innesto del calciomercato invernale della dirigenza capitolina. Il problema fisico dell’inglese, che dura da oltre cinque mesi, e la contemporanea assenza dell’ivoriano per la Coppa d’Africa, costringerà DDR a poter contare esclusivamente sullo spagnolo e sull’ex Frosinone accanto al numero 23 della Roma. Ma quali saranno le gerarchie definitive una volta al completo?

Roma, linfa a centrocampo: Cristante e Paredes inamovibili

E se da un lato la difesa rappresenta uno dei problemi maggiori per De Rossi nella creazione della sua nuova Roma, dall’altro non è da meno il reparto di centrocampo, dove non manca qualità e concorrenza: in particolare, con giocatori del calibro di Cristante, Aouar e Paredes, non manca di certo l’esperienza. Per questo motivo potrebbe essere ipotizzabile un centrocampo formato dalla bellezza di tre uomini, con il numero 6 in cabina di regia, l’argentino e l’algerino da mezze ali. Non dovesse essere l’albero di Natale il sistema prediletto dal nuovo tecnico della Roma, ecco pronto il 4-2-3-1.

Cristante, Roma @livephotosport
Cristante, Roma @livephotosport

In tal caso, difficile immaginare anche solo uno tra Cristante e Paredes relegato alla panchina, con Aouar ed i vari Bove e Renato Sanches – rinascita? – a rincorrere nelle gerarchie. Ma il discorso per l’ex Lione potrebbe essere diverso, in quanto lo stesso potrebbe essere poi impiegato qualche metro più avanti a cospetto dell’unica punta Lukaku: nel 4-2-3-1 ideale per De Rossi a partire avanti nelle scelte dovrebbe essere Lorenzo Pellegrini, abbracciato in maniera quasi nostalgica da DDR al primo allenamento, ma i costanti problemi fisici del capitano giallorosso potrebbe facilitare l’impiego di Aouar.

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E sugli esterni? Ecco il secondo grande dilemma tattico di De Rossi alla Roma. Detto di come il nuovo condottiero procederà per gradi, gli unici in grado di ricoprire il ruolo di esterni della trequarti potrebbero essere Paulo Dybala e lo stesso Nicola Zalewski, oltre al tuttofare El Shaarawy. La Joya allontanerebbe di non pochi metri dalla porta il proprio raggio d’azione, accentrandosi però grazie alle scorribande a cui ha spesso e volentieri abituato Karsdorp in giallorosso: e lì, a quel punto, il numero 21 della Roma diventerebbe micidiale. Ma quali sono le alternative?

Roma, chi in attacco? Lukaku ha il posto fisso

Facendo un passo indietro, torniamo un attimo ad analizzare la probabilità di vedere la nuova Roma di De Rossi col 4-3-2-1. In questo caso, nessuno spazio per Zalewski e piena libertà d’azione tanto a capitan Pellegrini quanto a Dybala, liberi dunque di destreggiarsi sulla trequarti e sfruttare anche in tale circostanza le risalite offensive di Spinazzola e Karsdorp. Alle spalle della prima punta, il 7 ed il 21 arretrerebbero poi in determinati casi le proprie movenze per favorire, oltre a quelli dei terzini, anche gli inserimenti delle mezz’ali, che spesso e volentieri – Aouar soprattutto – hanno avuto modo di segnare in carriera.

Dybala, Sassuolo-Roma
Dybala, Sassuolo-Roma @livephotosport

Ed in attacco? Come nel modulo previsto precedentemente da Mourinho, Romelu Lukaku rappresenta la punta di diamante della Roma, incentrando su di sé il proprio gioco ma dovendo al tempo stesso convincere De Rossi della propria fisicità e della propria abilità a far salire la squadra e girarsi in campo aperto quando spalle alla porta: alle spalle di Lukaku partono poi i vari Belotti ed Azmoun, sebbene l’iraniano non sia una vera e propria prima punta. Ecco quindi che per lui si profila un ruolo da sparring partner dei due trequartisti, così come per il prezioso jolly che porta il nome di El Shaarawy.

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Tempo al tempo, dunque. L’ingresso in scena di De Rossi scalda il popolo giallorosso, ma la premessa, moduli e principi di gioco a parte, è sempre e solo la stessa: va bene l’idolatrarlo ed il renderlo una volta in più figlio di Roma, ma attenzione a non ottenere l’effetto contrario. Il popolo giallorosso sa come si accoglie e si coccola un nuovo condottiero, che entra in punta di piedi nonostante il proprio essere già conosciuto al mondo intero: palla a De Rossi, per la partita più importante della sua carriera.

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